martedì 20 febbraio 2007

IL PARTITO DEMOCRATICO E L'AGGETTIVO SOCIALISTA

“ L’UNITA’ ”, 20 febbraio 2007. Gianfranco Pasquino.

Vorrei mettere a disposizione di coloro che dovranno decidere, magari ricorrendo al referendum, “una testa un voto”, come chiamare il Partito nuovo, se questa decisione non è già stata precostituita, qualche argomento per valutare il significato, l’importanza, le implicazioni dell’aggettivo «socialista». Credo sia opportuno premettere che «democratico» non è, ovviamente, la stessa cosa di «socialista», ma vorrei anche sottolineare che «democratico» non può in nessun modo inglobare «socialista». Non è né un passo avanti né, per rimanere in metafora, una falcata più ampia.

La seconda premessa è che non è corretto pensare che anche coloro fra gli ex-comunisti che hanno malamente criticato, sicuramente fuorviando, sbagliando, minimizzando le esperienze socialdemocratiche dell’Europa centro-settentrionale, non siano legittimati oggi a ricredersi e a volere la dizione «socialista». Semmai, sarebbe molto più corrretto e produttivo chiedere loro che cosa possa e debba significare concretamente «socialista» nella politica italiana oggi. Sarebbe altrettanto corretto sentire dai proponenti della dizione «democratico» quale è il contenuto caratterizzante e innovativo di una terminologia così vaga, a meno che la vaghezza abbia obiettivi elettoralistici semplicemente numerici oppure non confessabili. Se la risposta dovesse essere che il nuovo partito italiano sarà democratico come lo sono i Democratici degli Usa, allora diventerebbe opportuno rivolgere a costoro un caloroso invito ad andare a studiare la storia della politica Usa e la sociologia di quella società e del suo.

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