martedì 24 febbraio 2009

C’erano una volta le primarie… quando queste convengono

Il dibattito in questi mesi ruota intorno alle diverse posizione dei partiti politici costituenti il centrosinistra. E precisamente quali di questi è favorevole o contrario alle primarie.
Non il bene della collettività, ma una scelta politica di pochi.
Non l’idea che la politica è al servizio del cittadino, ma l’idea che il cittadino è suddito della politica e delle sue decisioni.
Intorno ad un tavolo che affida alla sintesi (quale?) delle diverse anime la scelta del candidato presidente, uno come me che proviene dalla piazza, dalla strada, dal rapporto quotidiano con la gente, si sente a disagio.
Non mi assumo la responsabilità politica di fare proposte di nomi.
Dovranno essere i cittadini a scegliere chi gradiscono, dovranno essere le primarie a scegliere il candidato.
Non che io sia un sostenitore delle primarie….non ero e non sono affezionato a questo strumento ma credo che in questa fase occorra restituire la politica agli elettori.

Vogliamo essere lo strumento attraverso cui gli elettori possano esprimere la loro scelta…allora si farò la mia proposta, e sarà quella certificata dalla gente.
In questi giorni stiamo avvertendo che il popolo si sveglia, e l’esempio lo sono le centinaia di mail che ogni giorno riempiono le nostre caselle di posta.
Tutti per le primarie.
E allora perché non cedere quella presunta sovranità nella scelta ai nostri elettori, che meglio saprebbero interpretare le reali esigenze di un ente che per tempo abbiamo governato e governato bene.
Abbiamo dimostrato, in questi anni, di avere amministratori e dirigenti di qualità, questo si. Ma ora non basta, o meglio non basta più; a questa qualità occorre ora verificare la quantità. E la quantità la si ottiene con la partecipazione, con la capacità che dovremmo avere di coinvolgere quanti all’interno dei nostri partiti non trovano più rappresentanza, di uomini e di idee.
Sinistra Democratica si fa promotrice di questa istanza che nasce dall’idea che la democrazia si compie dal basso, con la partecipazione, con la militanza, con l’impegno di quanti credono di poter e di dover dare un contributo in termini di crescita al loro territorio.
Una sintesi di esigenze che porterà l’intero Centrosinistra salentino a chiudere prima di tutto su un programma condiviso e su punti qualificanti, e poi sui nomi.
Abbiamo già ribadito alla coalizione quali sono per noi le premesse innegoziabili; riteniamo che la scelta dei candidati dovrà avvenire tenendo conto delle loro attitudini ad essere rappresentativi sul territorio ed essere persone rispettabili dal punto di vista etico e morale.
Intendiamo ridurre al minimo previsto dalla legislazione vigente le indennità di trattamento economico per gli amministratori, ridurre al minimo il numero dei componenti l’esecutivo e intendiamo rideterminare le modalità di selezione del sottogoverno ( società partecipate e quant’altro).
Vogliamo proporre un nuovo modo di intendere la politica, proponendo un modello che rinnovi ed effettui un logico e necessario ricambio generazionale, basato sul rispetto del limite di due mandati consecutivi anche per i componenti il consiglio e l’esecutivo. Questo per restituire anche dignità alla politica e riappropriarsi della fiducia della gente e dei nostri elettori.
Sinistra Democratica è pronta ad un percorso insieme a quanti credono che è più importante stare tra la gente che invece rinchiudersi nei palazzi della politica la quale ha dimostrato, sopratutto ultimamente, come è facile adagiarsi e poi difficilmente rialzarsi.

Mimmo Saponaro
Coordinatore provinciale Sinistra Democratica

Calcio e finti sentimenti religiosi come strumenti di persuasione di massa.

Non c'è un potere più monocratico di quello della chiesa. Un potere che non conosce democrazia, che non si perde in chiacchiere nel dare spiegazioni: il dogma è verità assoluta o lo si accetta o si è fuori. Eppure, in questi giorni amari, alte, forti e autorevoli sono state le voci di dissenso che si sono levate su quel dramma che a tratti è diventato una crudele fiction televisiva. Un dramma nel corso del quale il presidente di questo consiglio dei ministri si è superato in volgarità, dall'asserzione che la famiglia, provata da 17 anni di sofferenze, volesse togliersi un fastidio all'immancabile riferimento a questioni di animaleschi istinti nei confronti di un corpo non più accompagnato dalle facoltà mentali.

Il presidente del consiglio italiano, forte del suo potere e grazie ad uno codazzo di sguatteri, non esita ad abusare di qualsiasi evento per dare randellate alle regole minime di civiltà. Non gli è bastato di aver fermato il corso della giustizia su un processo già iniziato e quasi in dirittura d'arrivo, come quello in cui era coimputato insieme a Mills. Questo individuo ha fiutato l'affare anche sul caso Englaro quale banco di prova di un salto di qualità nello stravolgimento delle regole processuali: inficiare una sentenza che, passata attraverso tutti i casi di giudizio, è diventata una sentenza definitiva e. In nessuno degli stati democratici si rimette in discussione una sentenza passata in giudicato.
È un personaggio totalmente ignorante delle questioni storiche, politiche, di diritto e quant'altro abbia a che vedere con lo stato, ma in aggiunta non ha il minimo senso del pudore.

Il cantante di Apicella ha usato del caso Englaro come strumento per rivoltare la costituzione. Difronte al diniego preannunciato dalla presidenza della repubblica di asservirsi ad un decreto legge
che doveva fare da apripista affinché i suoi diktat prevalsero sempre e comunque, ha intimato ai suoi servi sciocchi che siedono nei due rami del parlamento di approvare, in fretta e furia, una legge che tratta una delle questioni più spinose che toccava gli ambiti più delicati sulla natura dello stato. Nemmeno la DC infarcita di chierici bigotti, di profondi credenti (Moro), se non addirittura di santi (Giuseppe Dossetti), ha mai osato tanto. Perfino quella DC aveva capito che lo stato, di cui è stata proprietaria assoluta dalla caduta del fascismo fino alla sua disgregazione, era consapevole di dover dar conto ad una massa di persone più vasta del suo elettorato. Ora, il già pidduista Berlusconi non è e non sarà mai così profondo conoscitore della storia d'Italia, anche perché a lui non gliene frega niente né della chiesa, né dello stato, e meno che mai di Eluana, a lui interessa solo lui stesso, per questo sa che deve dare corso alla trasformazione putiniana dello stato italiano. Ed è ad un passo da questa metà. L'unico ostacolo, al momento, sono coloro che, non ancora rincretiniti dalle sue sei reti televisive, conservano la memoria di qualche foglio di carta su cui sono stampati 139 articoli e 18 disposizioni transitorie: la costituzione.
II caso Englaro è arrivato come il cacio sui maccheroni, così come il "mundialito" degli anni 80 (insignificante torneo di calcio organizzato da “Canale 5”) fu l'arma che gli consentì, grazie ai buoni suggerimenti di Licio Gelli, di rivoltare le sentenze della magistratura e di aggirare la normativa sul divieto fatto a televisioni non pubbliche di trasmettere in diretta su tutto il territorio nazionale. Così, l'uso strumentale di un tema delicato come quello che è emerso in questi giorni, è diventato la chiave di volta per sovvertire lo stato. Perché non ritentare quest'altro colpo gobbo servendosi questa volta non dello sport nazionale ma della religione? In fin dei conti in Italia ci sono più cattolici che pallonari: e se il primo colpo gobbo gli era riuscito col pallone, a fortiori, ha pensato, riuscirà con la religione, potendo contare su un potente alleato: lo stato pontificio. Ma se da alcuni settori della chiesa si sono alzate voci di dissenso, non solo da preti di strada ma anche da alte gerarchie e da teologi di riconosciuta statura mondiale, Berlusconi è riuscito, invece, a trasformare il parlamento italiano in un bivacco di individui pronti a legiferare secondo i suoi personali tiramenti, potendo contare su un Veltroni inerme, delegittimato anche dal suo stesso gruppo dirigente, vittima della polpetta avvelenata, il voto utile, che ha distribuito a piene mani surante l’ultimo tour elettorale.

Quanto lunga sarà la notte al momento non è dato di saperlo, l'unica cosa che possiamo dire con certezza che è buio pesto.

Luigi Crespino
Segreteria provinciale SD