martedì 24 luglio 2007

Una fantasia da Terza Repubblica

Pino De Luca*, 23 luglio 2007



La provocazione. Quale futuro (politico) si potrebbe concretizzare per il nostro Paese con la presa ufficiale del potere da parte dell'impresa. Quest'ultima non è altro che la capacità di usare un capitale per mettere insieme materie prime e lavoro per incrementare il capitale stesso. Di per sé sarebbe anche un fatto positivo se non fosse che questo incremento di capitale si può ottenere usando l'intelligenza e la creatività oppure appropriandosi di risorse comuni e sfruttando il lavoratore.

La lotta senza esclusione di colpi nelle stanze buie del basso impero prelude all'ultimo affannoso respiro della Seconda Repubblica. Nata rachitica sull'onda di Tangentopoli dicono i più, sulla fine della guerra fredda più verosimilmente, ha prosperato per un decennio su una classe dirigente politica di mezza tacca, attratta più dalla "bella vita" che i privilegi da casta le consentivano piuttosto che da un progetto di evoluzione della comunità amministrata. Socialmente, economicamente e culturalmente l'Italia è deflagrata. Si è sostituita la Costituzione Repubblicana, difesa da un referendum popolare più per il rispetto che si deve ad una vecchia signora insultata da alcuni cafoni che per condivisione, con una costituzione reale che ne ha intaccato le fondamenta. La Costituzione Repubblicana recita all'art. 1 che l'Italia è una Repubblica Democratica fondata sul Lavoro. Della Democrazia si discetta e si pratica in forme diverse, sempre più con l'intenzione di restringerla (in nome di una non meglio identificata efficienza) invece che di ampliarla. Del Lavoro invece non se ne parla proprio se non per attribuire ai suoi cultori (i cosiddetti lavoratori) ogni disgrazia e nefandezza di questo paese. Continua...

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