giovedì 19 luglio 2007

E' FALSO CHE LE PENSIONI DEI PADRI MANGINO QUELLE DEI FIGLI


di Filomena Trizio, NIDIL CGIL nazionale.

È in corso da qualche settimana, con un ritorno periodico un po’ sospetto, una campagna mediatica e di pezzi della politica sul presunto conflitto generazionale che la trattativa condotta da CGIL, CISL, UIL con il Governo in ordine allo scalone starebbe determinando.
Si invoca al riguardo in particolare la necessità che i Sindacati Confederali si occupino “finalmente” dei problemi dei giovani mettendo la sordina agli interessi dei lavoratori più anziani che, ove accolti, comprometterebbero persino il futuro dei figli.
Nidil, struttura voluta da CGIL per una più forte rappresentanza e tutela dei problemi connessi al lavoro giovanile (precarietà, atipicità) ritiene di avere titolo e merito per confutare tale tesi.
È intanto falso che le pensioni dei padri “mangerebbero” quelle dei figli: chi abbia voglia di leggere il bilancio INPS vedrà non solo che il trasferimento di risorse dello Stato è legato alla copertura della voce “assistenza”, di sua competenza, e non a colmare deficit previdenziali (di qui la richiesta pluriennale mai attuata delle OOSS di separare le voci per dare trasparenza alla spesa).
Scoprirà anche che il Fondo Pensionistico lavoratori dipendenti è attivo, cosi come è attivo il Fondo Gestione Separata nel quale versano i contributi i lavoratori atipici e parasubordinati e che entrambi gli avanzi di gestione sono in realtà usati per pagare pensioni legate a fondi in vero deficit (vedi dirigenti di azienda, autonomi).
È vero invece che la trattativa in corso sta per un verso cercando l’intesa per quanto riguarda la totalizzazione dei contributi versati su fondi diversi, perché nessun contributo risulti inutilizzato (elemento di vantaggio soprattutto per i precari) nonché per il riscatto facilitato della laurea (di cui ovviamente beneficiari sono i giovani). Per altro verso, richiedendo la revisione dei coefficienti della Dini le organizzazioni sindacali si pongono prioritariamente l’obbiettivo di tener conto, con meccanismi solidali, del mutato MDL e in particolare del crescente aumento della discontinuità di lavoro: operazione senza la quale realmente le future pensioni degli attuali giovani sarebbero massacrate.
Sarebbe infine utile, evocando il tema dei giovani, che ci si cimentasse con i problemi connessi alla loro vita attuale di lavoratori. Tre milioni e mezzo di lavoratori discontinui, di cui ottocentocinquantamila parasubordinati a rischio precarietà, cinquecentomila somministrati con contratti reiterati spesso per anni, duecentomila partite Iva rappresentano infatti l’esigenza di intervenire su più versanti. Quello delle tutele e dei diritti per chi ne è privo in primo luogo. Alcuni provvedimenti sono stati inseriti in finanziaria, ma attendiamo ancora il decreto attuativo sulla maternità a rischio; cosi come è indispensabile un confronto per la revisione dei criteri di accesso alle prestazioni e per la certezza di esigibilità delle stesse. Ancora irrisolto per altro è il tema della disoccupazione ordinaria con piena copertura contributiva figurativa per i lavoratori parasubordinati, allo stato privi anche del diritto all’accesso alla disoccupazione a requisiti ridotti. Anche qui fa bene ricordare che il Fondo prestazioni alimentato con lo 0,5 dei contributi versati alla Gestione Separata è ampiamente attivo, risultando non spese per gli scopi previsti la metà delle risorse incamerate nel periodo 1998/06, in misura di oltre € 300.000.000. Altrettanto necessario è intervenire a monte del problema precarietà -riducendone le attuali dimensioni e potenziando quindi l’efficacia di intervento di un nuovo welfare- attraverso una revisione della normativa finalizzata sia alla riduzione delle numerose tipologie di rapporto previste (vedi fra tutte staff leasing,lavoro a chiamata, job sharing), che alla regolamentazione delle stesse (causali e reiterazione del contratto a termine; ripristino della straordinarietà nel lavoro in somministrazione; divieto di utilizzo della parasubordinazione nell’attività propria ed ordinaria dell’impresa), impedendo il ricorso strumentale ai rapporti di lavoro temporaneo e l’abuso nella loro reiterazione : il tutto nel rispetto peraltro di quanto previsto dalla stessa UE sulla ordinarietà del lavoro a tempo indeterminato e sulla straordinarietà di quello temporaneo. Questo crediamo voglia dire occuparsi dei giovani, bandendo le strumentalità e affrontando i problemi reali.
Su questi temi, operando in rappresentanza vera nonché misurata (si pensi alla elezione da noi voluta di giovani lavoratori negli organi di indirizzo del Fondo di Gestione Separata) continueremo a lavorare, disponibili al confronto con chi voglia realmente ascoltare per dare soluzioni ai problemi.

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