mercoledì 18 aprile 2007

CORRISPONDENZA

Salve professore, approfitto di questo straordinario mezzo di comunicazione che è internt per condividere con te alcune mie riflessioni sulla riunione di giovedì scorso che ho dovuto a malincuore abbandonare in anticipo. Io, nonostante militi nei DS da soli 7 anni,vivo con profonda amarezza e frustrazione questo delicatissimo passaggio congressuale perchè temo che una "storia comune" stia per finire,un sogno comune è stato per molti interrotto.Molti compagni della maggioranza mi rimproverano di difendere una "storia" alla quale io ho partecipato appena,una storia che io avrei conosciuto solo per bocca dei più anziani e dai libri di storia.Io non credo sia così,quante volte ci si appassiona alla storia di un personaggio di un libro o di un film pur non essendone l'autore?mi verrebbe da dire che la storia,soprattutto quella di un partito, è un po come quella di una squadra di calcio, non la si ama perchè si nasce insieme ma perchè si condivide, si ammira il suo passato glorioso, i suoi colori, i suoi uomini,i mediani operosi e invisibili e i centroavanti spettacolari e travolgenti con i loro tocchi di classe, i suoi momenti difficili come le sconfitte e quelli più belli come le vittorie!Ecco perchè non accetto di sentirmi dire che io sono "fuori da quella storia", perchè "la storia siamo noi, siamo noi padri e figli" diceva qualche tempo fa De Gregori.Perchè dico questo?Devi sapere caro prof, che sono un ragazzo piuttosto timido che prima di parlare in pubblico ci pensa su più di una volta per evitare di dire banalità ed è per questo che giovedì non ho voluto prendere la parola, ma ora sento il bisogno di comunicarti il mio punto di vista.Io credo che noi dobbiamo restare nella nostra casa fino a che non arriverà l'ufficiale giudiziario per lo sfratto, dobbiamo continuare a dare il nostro contributo alla discussione per dimostrare il perchè del nostro "NO" al partito democratico, un no che non è "preventivo o prevenuto", come direbbe il nostro amato presindente D'Alema, ma un "NO" ponderato e denso di significato.Un "NO" a chi ci dice che il nostro partito deve essere equidistante da capitale e lavoro, sol per fare un esempio.Non dobbiamo commettere l'errore di abbandonare il campo prima di aver dimostrato la nostra incompatibilità con il loro progetto partendo da un confronto su temi specifici (lavoro, economia, laicità, istruzione etc).Allo stesso tempo dobbiamo ripartire da qui per rilanciare con forza il tema dell'unità della sinistra italiana.Ma a tal proposito vedo qualche ostacolo da dover superare.In molti compagni, forse perchè delusi e arrabbiati, noto una tendenza a ragionare con la pancia, con il cuore, piuttosto che con la testa.L'unità a sinistra presenta non pochi nodi da sciogliere, dal mio punto di vista.Temo che si stiano delineando due
strade per l'unità a sinistra:l'unità socialista con molti compagni del vecchio PSI ma non solo, e un'unità "a sinistra" con i compagni di rifondazione e del pdci.Così come trovo difficile coinciliare le posizione del compagno Mussi con la "sorella" Binetti (concedimi la battuta), trovo quasi altrettanto difficile coinciliare le posizione di Boselli con quelle di Marco Rizzo.Così come c'è da sciogliere il nodo della collocazione internazionale del PD altrettanto credo dovremmo fare con un eventuale partito unitario della sinistra:PSE o sinistra europea?Gli spunti di riflessione sono tanti e tutti molto importanti, io provo a suggerire un modo per uscire da questa situazione:avviamo un confronto con tutte le forze della sinistra ma non sulle categorie dello spirito ma su temi e problemi specifici della nostra società e verifichiamo la nostra "compatibilità" in relazione alle risposte che vorremo dare a questi problemi.Riempiamo noi di contenuto la parola "riformismo" e poniamo fine a questa distinzione stucchevole tra sinistra riformista e radicale.Solo in questo modo, secondo me, non commetteremo lo stesso errore che stanno commettendo coloro i quali si accingono a costruire il PD, descrivono minuziosamente la nostra società e i relativi problemi ma sfuggono dal dare risposte concrete, e per questo non riescono a cogliere le differenze che ci separano dalla cultura cattodemocratica della margherita.Forse sono stato un po confuso e certamente lungo,di questo me ne scuso, ma le cose da dire sono talmente tante che metterle in ordine in questi 5 minuti di tempo che sono riuscito a trovare è un'impresa ardua...almeno quanto quella di coinciliare il cristianesimo con l'illuminismo......a presto professore e grazie di tutto. Emanuele (segretario Ds Salice)

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