sabato 9 giugno 2007

Cosa ci dicono queste ultime elezioni?


Cosa ci dicono queste ultime elezioni? Che al Nord il Centro-sinistra è realtà marginale, che l’aumentato astensionismo riguarda soprattutto il popolo della sinistra, che al sud l’attuale maggioranza tiene, certo, ma su livelli di partenza assai bassi, che il fatto che questo risultato riguardi solo il governo locale e non quello nazionale non è una consolazione ma un’aggravante perché vuol dire che anche il punto di forza del Centro-sinistra costituito da amministratori locali capaci e radicati nel territorio sta progressivamente venendo meno. Questo risultato non è contingente. Non è legato solo alla impopolarità del governo nazionale. Viene da più lontano, viene anche da scelte politiche disastrose dei partiti del Centro-sinistra ed in particolare da DS e Margherita, dalla teorizzazione dell’inutilità di un’autonoma forza organizzata, dal varo di un’anonima e verticistica fusione di due partiti profondamente diversi tra loro, dal vuoto lasciato a sinistra dai DS e che la sinistra “rimasta” non riesce a riempire perché non ritenuta (giustamente) ancora credibile come soggetto politico in grado di governare una democrazia complessa ed avanzata. I casi di Taranto e L’Aquila, infatti, non fanno testo in quanto troppo legati all’eccezionalità delle due situazioni locali.
Il risultato elettorale praticamente affossa il progetto del Partito Democratico. Dal voto non ne scaturisce un’indifferenza, ma addirittura un esplicito rifiuto date le dimensioni “bulgare” del regresso di DS e Margherita, sia uniti che separati, rispetto tanto alle Amministrative del 2002 quanto alle Politiche del 2006. Qualche esempio: alle Provinciali di Genova ed Ancona perdono 10 punti. Rispetto allo scorso anno, alle Comunali di Parma perdono 16 punti, 10 a Pistoia, 13 a Lecce. La risposta che i gruppi dirigenti di DS e Margherita stanno dando a questo disastro lascia temere ulteriori disastri. Anziché darsi una pausa di riflessione per approfondire l’analisi, indicano come soluzione l’accelerazione esorcistica del leader del Partito Democratico, come se la questione capitale fosse davvero questa e dimenticandosi che fino a ieri hanno ripetuto che il leader c’è già, che è Prodi e che spetta proprio a lui, anche nella sua veste di Premier guidare il Partito Democratico fino al 2011. Le conseguenze sono quelle che era facile prevedere: il PD sta determinando una grave crisi del governo Prodi, si sta rivelando pericoloso elemento di destabilizzazione istituzionale, sta acuendo il divario tra centro e sinistra e tra le sue stesse componenti, sta contribuendo all’ulteriore frantumazione del sistema politico.
Anche i quadri dirigenti salentini, anziché guardare in faccia la realtà, cercano nel risultato elettorale deboli elementi consolatori fino a sostenere che tutto sommato a Lecce si è perso “bene” in quanto la Destra sarebbe scesa dal 70% della Poli Bortone al “solo” 56% di Perrone. Qualcuno poi riduce la sconfitta ad un semplice sbaglio nella scelta del Candidato a Sindaco. In realtà, questa sconfitta a Lecce del Centro-sinistra è per molti versi addirittura più grave di quella del 2002. Essa è la conseguenza di una ulteriore destrutturazione del Centro-sinistra, della sua incapacità di mettere radici nella città, della sua deriva personalistica, della trasformazione di DS e Margherita a partiti elettoralistici e leaderistici più dei partiti di Centro-destra. La cultura che è passata è stata quella della riduzione del partito a semplice comitato elettorale, a partito non solo leggero ma evanescente a tal punto da ritenere normale che gli eletti sostituissero la militanza e l’appartenenza con una propria autonoma organizzazione e staff, che più importante dovesse essere non la ricerca del consenso al partito ma della preferenza personale anche a danno del partito. A Lecce la Destra vince non perché è forte il suo Candidato a Sindaco ma perché sono forti i partiti della coalizione, perché AN e FI da soli superano il 40%. E il Centro-sinistra perde non tanto perché è debole il suo Candidato a Sindaco, ma perché i suoi due partiti più forti, DS e Margherita, non vanno oltre il 15% dei voti. Se non si parte da questo dato strutturale si perdono le coordinate della situazione e si dà la stura alle interpretazioni fantasiose, improvvisate, piene di apparente saggezza e inutilmente sofisticate e sottili, fatte tutte col senno di poi, a cui stiamo assistendo.
La realtà amara è che a Lecce il Centro-sinistra non ha partiti consistenti e radicati, bypassati spesso dall’enfasi e l’artificio di inutili e stravaganti primarie di coalizione. L’area poi a sinistra del PD è solo un universo di schegge che in nessun modo può avere la sia pur minima pretesa di costituire un’alternativa e un referente attendibile. Le sue percentuali ridicole fanno pensare non al nanismo politico ma alla fisica dell’atomo. Se la sinistra vuole coprire il vuoto gigantesco lasciato dai Democratici di Sinistra, diventati PD deve compiere un salto di qualità politico e culturale. Deve rendersi conto che, per essere utile al Paese e non ai singoli dirigenti, dopo la dipartita dei Democratici di Sinistra, deve trasformarsi tutt’intera in Sinistra di governo, riformista, socialista, parte integrante del movimento socialista europeo, sapendo trovare le ragioni dello stare insieme. O fa questo o è spacciata.
A questo riguardo assai utili sono i primi passi compiuti dalla Costituente Socialista, come assai utili sono quelli compiuti dalla Unità della Sinistra. Ma l’una e l’altra devono anche rendersi conto che da sole non vanno da nessuna parte. Che è assai improbabile che la Costituente Socialista possa in tempi non biblici dar vita ad un robusto Partito Socialista e che l’Unità della Sinistra non avrà mai un’adeguata cultura di governo senza il legame e l’unità politico culturale con le forze del riformismo socialista.
La Sinistra Democratica per il Socialismo europeo può essere la cerniera di questa operazione amalgamando e portando a sintesi le tante diversità e rimuovendo con pazienza gli ostacoli ideologici. Non sarà facile. Ma questo è il fascino e il senso della sua nascita.



Egidio Zacheo
(Coordinatore provinciale Sinistra Democratica)

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