giovedì 1 novembre 2007

Un esercito di giovani contro la mafia


UN ESERCITO DI GIOVANI
Appello per una grande mobilitazione in favore di Casal di Principe e contro la Camorra

Casal di Principe, 17 settembre 2007,
sospesa ancora una volta tra il sogno e la realtà. Da una parte uno Stato che muove il Presidente della Camera e il Presidente della Commissione Antimafia per ricordare a tutti che la camorra esiste e va combattuta. Dall'altro una società civile piegata, intimorita, a tratti reticente.
La Repubblica che si riappropria del territorio dichiarando guerra a quella criminalità che progressivamente si è fatta senso comune, in grado di convivere normalmente con il quotidiano delle persone, e restituisce alle istituzioni democratiche ed agli studenti la piazza principale di quella città. Allo stesso tempo, la sensazione di una separazione forte tra quella piazza ed una parte della città, l'indifferenza di chi lavora, commercia e fa impresa, il timore di una presenza episodica e fluttuante dello stato, persino lo spettacolo indecente, condito di una buona dose di teatralità, del padre di Sandokan che domanda la parola ed urla l'innocenza del figlio e l'inesistenza della camorra.
Questa volta nessuno si nasconde, neanche la camorra, rivendicando il suo spazio egemonico nel giorno in cui il Parlamento offre una dimostrazione di forza e fermezza.
Ha ragione Roberto Saviano quando sottolinea la presenza inquietante di "moltissimi ragazzi che ogni volta che aprivo bocca si mettevano a braccia conserte per segnalare la totale distanza dalle parole che dicevo".
Si fa avanti un pezzo di generazione per cui è la camorra il vero Stato ed il diritto alla felicità rivendicato coraggiosamente dallo scrittore di "Gomorra" una forma già realizzata, dove la subordinazione ai clan è scambiata con l'illusione del benessere ed il brivido del dominio su chi è più debole. Insomma, la felicità è il potere, l'arbitrio, la sfrontatezza.
Eppure, siamo convinti che a Casal di Principe, come nell'intero meridione, non tutta la società è questa.
Non solo perché lì non è nato soltanto Francesco Schiavone, ma anche don Peppino Diana.
Probabilmente molti stanno zitti perché hanno paura. Perché si sentono soli. Perchè avvertono, drammaticamente e sulla propria pelle, il vuoto, forse il baratro, tra i luoghi istituzionali e la società reale. Occorre, dunque, una risposta all'altezza, culturale prima ancora che politica. Qualcosa che occupi in fretta quel limbo separato che rende la camorra società e costume, in grado talvolta con successo di conquistare ed estorcere consensi.
Certamente progetti come quelli per contrastare l'evasione scolastica, come Scuole Aperte, sono importanti e vanno sostenuti.
Allo stesso tempo, c'è bisogno di una grande mobilitazione civile.
Poco meno di vent'anni fa, a pochi chilometri da Casale, a Villa Literno, all'indomani dell'orribile omicidio di Jerry Masslo, un giovane immigrato che lavorava alla raccolta stagionale dei pomodori, la Fgci e le associazioni democratiche invasero pacificamente quella città e costruirono un evento politico di straordinaria rilevanza.
Un campeggio popolato di volontari che assistette gli immigrati nei campi di lavoro, immedesimandosi nella loro condizione sociale di sfruttati e vittime di camorra, riuscendo ad aprire i riflettori su una vicenda che aveva aperto una frattura drammatica tra le comunità locali ed i nuovi schiavi.
Oggi a Casal di Principe è necessaria ed opportuna un'operazione analoga: la società che si riprende la vita, che riesce a delineare un'alternativa possibile e democratica, dalle strutture di aggregazione alla buona economia, fino al recupero della dignità e del valore del lavoro.
Un messaggio di speranza a chi è offeso, zittito, sfruttato.
Casal di Principe e l'Italia ne hanno bisogno.
I partiti, i movimenti, i sindacati, il mondo dell'impresa, le istituzioni locali e nazionali, le associazioni democratiche che si mettono a fianco dello stato che combatte la criminalità e costruiscono reti sociali e momenti di scambio solidale.
Un grande evento di partecipazione e di educazione civica. Un raduno di una settimana l'estate prossima. Come nel 1989. Un esercito civile di mille giovani capaci di vincere la paura e coinvolgere la comunità locale.
Perché non provarci?

Peppe De Cristofaro - deputato Prc
Tommaso Pellegrino - deputato Verdi
Arturo Scotto - deputato Sd

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