martedì 11 novembre 2008

Ma quale tregua, Sinistra democratica sfida l'area Vendola

Tra le varie aree di Rifondazione sarà pure una «tregua», come hanno concordato ieri Paolo Ferrero e Nichi Vendola, ma sulle prospettive politiche gli ex soci dell'Arcobaleno continuano a vederla in modo opposto. All'assemblea nazionale degli amministratori di Sinistra democratica a Firenze, 400 quadri locali belli tosti, l'ipotesi di un cartello elettorale a sinistra del Pd non sfonda proprio, anzi. Claudio Fava, coordinatore del movimento ex Ds, è chiarissimo: «Noi vogliamo lanciare un nuovo partito della sinistra subito. Entro la fine dell'anno ci sarà un nome, uno statuto e un nuovo simbolo». E l'associazione che avete presentato venerdì a Roma? «E' uno strumento leggero ed essenziale ma di passaggio», risponde Fava, per il quale l'ipotesi di un cartello elettorale tipo Arcobaleno 2 «non esiste proprio». E a chi obietta che così si aprirebbe lo scontro fratricida a sinistra l'eurodeputato risponde per le rime: «Ma ben venga una sana competizione elettorale tra noi! L'Arcobaleno ha perso proprio perché era un'unità fittizia di culture e strategie politiche diverse. Non si può fingere un'unità che non c'è. Per noi il tema del governo e dunque di un nuovo centrosinistra alleato col Pd non può essere accantonato». Anche Fabio Mussi alza le spalle di fronte alle difficoltà dell'area vendoliana del Prc: «Noi lavoriamo perché tutta la sinistra si unisca. Se non è possibile si unirà quella che è possibile». Ma quale?Naturalmente le scissioni non si augurano a nessuno, è evidente però che l'offensiva di Sd punta innanzitutto all'area vendoliana di Rifondazione (il 47% del partito). Che oggi come non mai appare confusa sul da farsi. Se Gennaro Migliore auspica che nel Prc si apra il dibattito perché «una sinistra unita è più utile oggi di prima», tanti ex bertinottiani non la pensano così. Dal lombardo Augusto Rocchi al toscano Milziade Caprili fino all'ex vicecapogruppo in senato Tommaso Sodano, in molti concordano nel dire che lasciare ora Rifondazione sarebbe semplicemente esiziale. Sono voci certo non dissonanti da quella di Fausto Bertinotti, che in un incontro di qualche giorno fa con Ferrero ha marcato la sua distanza con l'attuale corso rifondarolo ammettendo però con una inusitata franchezza che «fare una scissione prima delle europee sarebbe un suicidio». Di fronte al quale la strada del «soggetto dentro/fuori» Rifondazione scelta con «l'associazione per la sinistra» appare un ibrido incomprensibile e alla lunga insostenibile dentro un partito che continua ad essere lacerato. Lo dimostra, per esempio, il caos al congresso regionale della Sardegna dove, in controtendenza, la maggioranza di Chianciano è minoranza (il 37%) e ha abbandonato i lavori alla semplice comparsa di Nichi Vendola per un dibattito «non concordato nel partito» con Renato Soru.Strappi, risse e sollecitazioni (vedi sopra Diliberto) che non smuovono Ferrero, preoccupatissimo soprattutto per i conti in rosso di Liberazione. Per ora la sua linea è rafforzare una sinistra. «autonoma» Come e per fare che si vedrà.
Matteo Bartocci

Da il Manifesto del 09 Novembre 2008

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